luisa cagnassi


luisa cagnassi

un cigno di nome anna

Impaurite, stipate come animali da condurre al macello, vi sistemarono sui convogli di quel vecchio treno, insieme ad altre centinaia di persone come voi, senza più identità. Iniziaste un lungo viaggio verso l’ignoto.
Talmente confuse, quasi paralizzate, impotenti, di fronte agli avvenimenti susseguiti tanto rapidamente, da lasciarvi attonite, incapaci di reagire.
Il freddo pungente che vi aveva aggredite nell’attesa di salire sui vagoni, si era placato. Pigiati così, l’uno all’altro, riuscivate ad alleviare il disagio. I miseri stracci indossati, non avrebbero potuto proteggere a lungo il fisico, già indebolito dagli stenti. 
Ora comprendo il motivo per cui mal tolleravi la confusione e la folla! Il trauma di simili esperienze, resta indelebile, impresso nell’anima, nella mente e nel corpo.
Trascorsero alcuni giorni, prima che arrivaste a destinazione.
Praticamente senza cibo, l’acqua razionata, offerta con scherno dai soldati delle truppe tedesche che vi scortavano.
Giunte alla méta, quell’orrendo campo di baracche, apparve ai vostri stanchi sguardi, quasi un miraggio. 
Sfiniti, bisognosi di un po’di riposo e di una “ripulita” che vi desse un aspetto più umano.
Vi assegnarono le postazioni e le brande per dormire. Il pasto sussisteva in una zuppa a base di cavolo nero, dal sapore discutibile, accompagnato da un pezzo di pane di segala, bisognoso di una “strizzata”, che lo rendesse commestibile. Lo cedesti a un compagno, con disappunto di tua sorella. 
Quattordici anni esile, il fisico acerbo. Ne dimostravi al massimo una decina e, non essendo ancora sviluppata, la tua fragile figura ricordava più le sembianze di una bambina: suscitavi tenerezza. 
I compagni di prigionia, cominciarono a dimostrare particolare sensibilità e riguardo nei tuoi confronti. Diventasti una sorta di mascotte. Forte del tuo aspetto mingherlino e dello sguardo apparentemente ingenuo dei tuoi vispi occhi dorati, fosti subito consapevole che quella sarebbe stata la tua carta vincente. 
Per l’appunto, riuscisti a farti esonerare dai lavori più pesanti. Vera, fu meno fortunata.
Era davvero graziosa e non vi somigliavate. Più alta di statura, si distingueva per i lunghi capelli neri, luminosi e lisci, perennemente raccolti sulla nuca. Delicata nell’esprimersi e, diversamente da te, alquanto timida. Saggia e posata, nonostante la giovane età, suscitava le attenzioni dei giovani compagni, che sentendosi a disagio, cercava di evitare.
Foste accompagnate in fabbrica. Dodici ore al giorno di duro lavoro, senza tregua. Tu, assegnata ad una macchina per la rifinitura di divise e accessori militari.
Breve pausa per il pranzo, insipido, disgustoso e scarso di proteine. Lo lasciavi regolarmente praticamente intatto. 
Successivamente, tornata alla tua postazione, venivi colpita da attacchi di sonno, gli occhi faticavano a restare aperti. Fosti ammonita più di una volta, dal caposquadra tedesco del reparto, a questo proposito. Purtroppo, questa debolezza ti costò cara, diventando la causa di un serio infortunio. 
Un giorno, il dito medio della mano sinistra, rimase intrappolato nel meccanismo della cucitrice. L’unghia e parte del dito, sembrarono distrutti, irrecuperabili. Ci volle parecchio tempo, perché guarissero. Come conseguenza dell’accaduto, ti rimase l’insolita crescita dell’unghia, divisa verticalmente, a metà.
Continuasti, ciononostante, ad occupare lo stesso posto.
Cominciasti a familiarizzare con l’ambiente, imparando a comunicare anche in tedesco.
Ogni tanto, giungevano da Yalta, nuovi prigionieri, messaggeri di notizie più “fresche” del vostro paese….


“Mamma”

Vorrei scriver per te 
le parole più belle
vorrei farne un diadema
poi venir tra le stelle
baciandoti in fronte
tu che vita m’hai dato
un istante abbracciarti 
incoronare il tuo capo.
Vorrei scriver per te
le parole più belle
vorrei farne un giardino
poi venir tra le stelle
carezzandoti il volto
tu che luce m’hai dato
darti il fiore più bello
dirti quanto t’ho amato:
Vorrei scriver per te
le parole più belle
vorrei farne un cuscino
poi venir tra le stelle
dolcemente cullarti
tu che tutto m’hai dato
carpire i tuoi sogni
custodirli in segreto.
Vorrei scriver per te
le parole più belle
vorrei farne un tappeto
poi venir tra le stelle
In ginocchio adorarti
tu coscienza m’hai dato
perdonarmi potrai?
solo ora ho capito.

luisa cagnassi

Abbracciami

Abbracciami, avvolgimi in te
fammi sentire il tuo cuore
accarezza con mani del tramonto
le ultime mie vibranti emozioni.
Dimmi ciò che da vorrei udire,
regalami un attimo di illusione.
Cancella il tempo impietoso
che come foglie d’autunno
ingiallisce i nostri palpiti.
Inaridisce la passione
la mente è fervida 
rivive tra tue braccia.
Pura, come cuore di un bimbo,
tenera come la carezza del vento.
Culla a lungo i miei sogni
Affinché non si smarriscano 
nell’infinita volta celeste,
o nelle tenebre della notte.
Fammi sentire donna ancora,
con un solo sospiro e una nota.
Gli anni fuggono, l’animo inaridisce
tra le torbide vicende di vita.
Frena il mutamento adesso 
il tuo calore ancora m’inebria,
lo avverto solo dentro un pensiero.
Sentimenti assopiti riemergono
simili a fanciulli innocenti,
nelle grida il legame è più forte 
come il tepore dell’abbraccio
di cui ho sete e ti chiedo sincero.

da:uncigno di nome anna(amazon) 

luisa cagnassi


1° CAPITOLO

Intenta ad osservare una tua vecchia stampa, raffigurante Yalta, vista dal mare, mi sorprendo a fantasticare, immaginando luoghi mai conosciuti che ti hanno vista crescere. Allora scavo nei ricordi più remoti, per far riaffiorare le tue parole e descrivere nel migliore dei modi, i sentieri della tua esistenza.
A ridosso del litorale, s’innalzano verdi colline, sovrastate da cupe montagne desolate. Sulla spiaggia, le sagome dei capanni degli stabilimenti balneari. Tra le fronde degli alberi, arrampicate tra le alture collinari, fanno capolino alcune abitazioni, dall’aspetto antico. Sospinte dalla brezza marina, scivolano dolcemente vecchie barche, riflettendo le candide vele, sulle onde lievemente increspate.
Istintivamente immagino te bambinella, raggirarti in quei luoghi, mescolarti tra la gente. Provo un forte desiderio di trovarmi lì e respirare profondamente l’aria salmastra del tuo paese, sentire sulla pelle le stesse sensazioni che, un tempo, ti avevano accompagnata.
Diffidente, tremante ma estremamente curiosa, verso quella grande distesa d’acqua. Misteriosa e plumbea, questa ti terrorizzava.
Chissà quale ignoto motivo, ti procurava quella assurda sensazione: ti mancava il respiro. 
Malgrado ciò, caparbiamente raccogliendo tutto il coraggio di bimba, saltellando sulla ghiaia fine che caratterizzava il litorale, riuscivi a mala pena a bagnare i tuoi piedini, salvo fuggire, all’istante, spronata dalla paura e con il cuoricino dai battiti accelerati per l’emozione.
Il tuo carattere e la tua personalità sono nati lì, tra le mura di quella modesta casa e la natura che la circondava.
Niente e nessuno, avrebbe potuto costringerti a fare quello che non volevi. Sin dalla più tenera età, forgiata dalle difficoltà quotidiane, avevi imparato a pensare prima a te stessa, per sopravvivere libera, senza piegarti alla rigida mentalità delle tradizioni di famiglia. Guardavi lontano nei tuoi progetti di bambina. Risoluta, rifiutavi ogni costrizione che ponesse limiti alla tua fantasia.
Nonna Lisa, aveva presagito che avresti vissuto una vita diversa da quella dei tuoi fratelli. Ripeteva di frequente: <Anna tu andrai lontano, il tuo destino sarà migliore!> Così è stato, per certi versi.
Adoravi tua madre, eppure riuscivi a farla arrabbiare tanto, da costringerla ad alzare le mani, per punirti. Da bambina, già dotata di estro e inventiva, andavi a frugare nell’armadio dei tuoi e, trovato un vecchio abito, lo tagliavi cucendo come meglio sapevi, un vestitino da regalare a un bimbo vicino, considerato più sfortunato di te. Era talmente poco ciò che vi apparteneva, che scatenavi la disperazione di tua madre, ma ti riusciva impossibile resistere alla tentazione.
Abitavate in una casa di due sole camere: la cucina e la stanza da letto. L’arredamento ridotto all’essenziale: una vecchia stufa a legna, dove si poteva cucinare, un tavolo e qualche sedia, costruiti dal nonno. Separata da una grande tenda, la zona notte: un letto matrimoniale in ferro battuto, ereditato da non si sa chi e, accatastati in un angolo della stanza, cinque materassi che venivano adagiati sul pavimento la sera, lungo le pareti. Quella era la vostra stanza per dormire. L’acqua ve la forniva una fontana situata nel cortile, dove c’era anche il “gabinetto”.
Tuo papà lavorava al mattatoio cittadino. Capitava, qualche volta, che riuscisse a recuperare un taglio di carne da cuocere nella minestra.
La mamma, faceva le pulizie in un albergo, riuscendo di tanto in tanto, a farsi regalare della verdura e raramente, un vecchio lenzuolo da cui ricavare della biancheria. 

La paga molto bassa e il lavoro faticoso. Rientravano entrambi, la sera, dopo avervi lati in balìa di voi stessi…

luisa cagnassiAmore evanescente, da non poter toccare/ fluttua fuori
e dentro me/ immenso come il mare, /Onde ingoiano l’anima/
sono le mie emozioni/ Tempesta ormai travolge
/ i perduti miei domani./ Forze infinite cedono
/ abbandono me alla sorte/ ecco, si placa il vento
/ch’era impetuoso e forte. /Calmo, dolce, sublime/
ti riconquista allora/ Oblio di paure e pene
/ torni ad amare ancora./ Profondo comprendo il senso
/ vive dentro di me/ eterno, vero, intenso/ ma astratto senza te.luisa cagnassiGuardando attraverso l’anima/m’immergo all’orizzonte
/ove il cielo s’immagina/ a circuir del mar le onde/
Inspiro la salsedine/ acre di mirto e d’erica/Sopra 
le bianche dune/ aridi arbusti inerpica./ Languida m’abbandono
/ lambisce il corpo il mare/Deboli i sensi cedono
/ mi lascio conquistare/ Né più esiste il tempo
/ spinta dalla marea/ Mi culli pure il vento/ sin che
non si fa sera./ Scrutando all’orizzonte/Infuocato dal
tramonto/ Vela rientra al ponte/ Ignara spezza l’incanto.
/ Memoria d’un passato/ scuote felicità sbiadite/.
Sublime e mai perduto/ sapore d’una estate.luisa cagnassi

Luisa Cagnassi‎

“ADDIO A UN VIAGGIO IMMAGINARIO” Trasfigurare me stessa
facendomi sole,
ambita méta
di un Mondo lontano.
Diventare luce stellare
bussola del tuo cammino.
Asciugare con le labbra,
l’ultima lacrima 
riversata dagli occhi tuoi 
di tenebra. Sconvolgere
il vecchio Pianeta,
tra vibrazioni
e canti eccelsi, 
adagiarne le note
sul pentagramma
dei tuoi pensieri.
Seguire
Sulle ali del vento,
l’anelato viaggio
solo andata
senza lasciarti,
ne abbandonarti mai 
ogni mondo
voglia percorrere. Trasmettere
ogni mia apprensione,
agli infiniti tuoi palpiti 
frementi
al tuo cuore,
organo alieno,
donandomi
della vita tua l’essenza.
Imprigionarti
su questa Terra
per carpirne il senso vero. Accettare, colma, 
prodiga d’emozione,
scorgere
la tua sostanza decollare.
Rincorrere,
lo sguardo frastornato,
il tuo librarti in volo
Padrone.
Andare, vagare, 
nel mistero distante. Plagiata,
Annientata dalla gioia
Capace di avvolgerti,
rapirti inquieto, sordo
dentro il tuo magnetico sogno,
allo strepitante dolore
dell’anima,
al frantumarsi
delle mie illusioni.

Luisa Cagnassi “ ANGOSCIA DELL’ESSERE “Sole,Mostri impietosoGli spettri dell’uomoPerduto, perversoSmarritoNei mali del mondo.Dio si è perso con noi,SconvoltoIgnobili realtàMenzogne infinite.LampiSquarciano il cieloE coscienze.Scintille,Coltri di fumoFrammenti.Ombre smarriteStraziate.CorpiVolti anonimiResti rubati, violati.Dolore palpabile ovunqueImmenso.Attimi vissutiLimboMemorie mancate.Frastuono,Esplode più forteStravolge.Terra rosso sangueIndelebile, acre.Chi viveNon vive già più.Deserto,VentoSoffia presto la sabbiaSì che celi lo scempioCompito ingrato.DilaniatiSguardi assassiniNon spieganoL’odio e il dolore,Ideali mancati.Orfani tuttiDel senso veroDella Vita.EsistenzeOrmai senza nome.Sole,Astro del cieloSpegni la luceSugli orrori infinitiDell’uomo.Pietà.Risparmia la tuaEnergia.DomaniSe mai capiremo,Spanderai luce e caloreGenerosoAd un nuovo mondoFatto d’amore. luisa cagnassi

PIANTO
( A mia madre )

Sfugge una lacrima 
dal buio del mio cuore,
lievemente sale 
senza far rumore. 
Dei miei pensieri
i limiti attraversa, 
poi mi scuote,
lasciandosi cadere viscida,
sulle mie stanche gote.
Come lente ingrandisce,
il dolore mio, il tormento.
Distratta io l’asciugo e,
proprio in quel momento,
la memoria riaffiora,
già rivedo il suo viso,
perso m’assale un brivido,
rievoco il sorriso.
Talvolta somigliante
ad un tintinnio d’argento,
mi carezzava l’anima
come soffio di vento.
Sfugge una lacrima ancora,
dal cuore mio ferito.
Poi un’altra, un’altra ancora,
così all’infinito.
Più fermarle non posso
si annebbiano gli occhi, 
illusione m’infondono
sembra quasi mi tocchi.
Realtà diversa ormai
non so trovar più pace
più volte invoco te,
ma la voce tua tace.
Tace perché hai deciso
di riposar per sempre:
ma io ti aspetterò,
inconsolabilmente.

Luisa Cagnassi

“ PIOVE MALINCONIA “
Piove sui nostri animi smarriti
Sui nostri latenti pensieri
Lacrime di cielo stanche
Cadono su questo pianeta.
Distante è il calore di un sole
Spento dalle nostre ipocrisie
Narcisisti incapaci di vedere
Di comprendere oltre, il senso.
Piove sugli amori sbocciati
Spenti di passione muoiono
Al primo rombar di tuono
Tempesta interiore fuggono
Lasciando vuoti e freddi attimi
Lungo il sentiero del nulla.
Piove sui nostri animi smarriti
Sugli ideali lontani, offuscati
Su sogni ormai dimenticati.
Gocce lavano coscienze malate
Abbracci falsi, sporchi e deviati.
Memorie di giorni gioiosi sereni
Obsoleti fantasmi di un passato
Di cui le orme l’acqua cancella.
Anelo un barlume luce e illusione
Stella del nord bagliore riappare 
Guidando le nostre cupe coscienze
Dentro un lucente raggio di vita.

Luisa Cagnassi

Sogno
Sogno,
riflessioni sovrapposte
sfocate emozioni, 
si librano immagini confuse,
s’intrecciano
nei ricordi d’un mondo lontano.
Restano
donando memorie e tormenti,
dentro uno sfuggito
alito di tempo.
Si eleva dal cuore angosciato,
tremante lo accende,
delle materne fragranze.
Sfiora l’immagine,
appare e scompare
La invoca, si perde nell’aria,
svanisce.
Ecco, gioca e riappare,
è un raggio di luce.
Quaggiù è l’anima tua,
non vaga nell’ infinito,
ove s’immagina,
chi invoca ancora quel nome.
L’energia del tuo spirito,
fluttua nel tempo
un gesto, un suono 
una distante melodia. 
Pareti su cui impresse figure
simili a orme lasciate,
testimoniano l’essenza tua
immortale.Mi piace

Luisa Cagnassi
Un cigno di nome Anna: Ultime battute.

http://www.amazon.it/cigno-nome-Anna-Luisa-Cag…/…/B00J2UNEIY

Francesco, immerso nel suo mondo, non ho modo d’incontrarlo sovente, anche a causa mia. Ci si vede di solito, in occasione delle feste natalizie o per il compleanno di qualcuno. Al telefono è sempre di poche parole.
Ho sempre coinvolto Fabrizio nelle nostre esperienze vissute o riportate. Superate le prime burrasche, affinché tu lo accettassi, imparaste a stimarvi e a volervi bene. Qualcosa ha assimilato anche lui, negli anni della nostra convivenza. Ma ormai la sua memoria si è affievolita.
Ho continuato a mantenere i contatti con mia cugina Sonia e sua figlia Zamina. In loro ritrovo un po’ della tua cultura. O forse è un’illusione.
Di tanto in tanto, ricreo la vecchia atmosfera accendendo, giù in tavernetta, il tuo mobile radio anni cinquanta. Funziona ancora discretamente, nonostante l’età. Il giradischi però, ha bisogno di una spinta, per riuscire a raggiungere la giusta velocità. 
Allora, metto sul piatto i dischi del coro dell’Armata Rossa, la danza ungherese di Brahms, il “Lago dei cigni” o il tema di Lara, dal “Dottor Zivago” e sogno di noi al passato.
Proprio ora che sto terminando il lungo capitolo della nostra storia, ti sento particolarmente vicina, a guidare la mia mano e i miei ricordi.
Immediatamente ti immagino, mio cigno regale e sinuoso, improvvisare gioiosa quei passi di danza. Libera, da sempre e per sempre.
Quindi, raccogliendo i ricordi della mente e del cuore, chiudo gli occhi, inspiro forte ed ecco, inspiegabilmente, m’inebria ancora l’essenza del tuo profumo: rivivo, un attimo.


Luisa Cagnassi

“ L’ALTRA META’ DI ME “

L’altra metà di me
più non mi consola.
Non mi riscalda le mani
se angoscia e malinconia
hanno il sopravvento,
la paura soffoca il respiro.

L’altra metà di me
Distratta, m’ignora.
Non traduce i miei silenzi,
non mi sprona a lottare,
nei giorni più difficili.

L’altra metà di me,
nemica ormai
della mia solitudine,
non percepisce
che insofferenza.
Tutta presa da se stessa,
nulla sa più donare,
né un sorriso, né una parola
che mi rassicuri.

L’altra metà di me.
è lontana, dimentica
dei dolci momenti,
inventati da un cuore grande.
Attimi sublimi, sussurrati
parole, carezze dell’anima.

Un istante sopra la follia
Bacio…
calda unione
di labbra
desiderose di conoscersi,
di esplorarsi…
Bacio…
emozione immensa
in un fuoco
di passione…
Bacio…
dolce soffio
di un reciproco respiro
donato
con amore…
Bacio…
sogno regalato
senza tempo…
Bacio:
io e te
oltre l’infinito…
……un istante sopra la follia…..