filastrocche

filastrocche
Espressamente dall’Oriente

Conosco un mongolo fiero di volare alto.
Conosco un tale del Giappone che già pone la questione
se sia meglio il sol levante od il sole sollevare
e diretto dritto a Tokyo ozia con i suoi quesiti
e rimane fermo a Kyoto.
So che c’è in Cina un tipo di Brindisi che si fa mandare lì
solo per esercitarsi nello sport suo preferito.
Conosco un cantante di Singapore che cantava solo amore
ma privato delle forze è sparito nel vapore.
Conosco un vietnamita che a Giakarta faceva l’eremita
e da tanto non scriveva: non aveva la matita.
Conosco un birmano che dava la mano
al suo amico cambogiano ed insieme andavano a Bali
a gustarsi un piatto di orecchiette.
A Bangkok c’è un Tailandese abile sulla tela
come Van Gogh quel noto tale olandese.
Sulle rive del Gange c’è un indiano che piange
ma fa finta di niente, del passato e del presente.
Sul futuro pure non si esprime
anche perché per oggi ho finito le rime.

Gianluca Cristadoro

L’anatra e la lavagna

A un’anatra una lavagna le venne regalata
per l’anniversario del dì che fu nata.
Il gessetto prese ansiosa di disegnare,
ma a lungo restò a pensare.
Non sapeva da dove cominciare.

La lavagna vedendola in pieno smarrimento,
le diede un piccolo suggerimento.
Le disse che il disegno sarebbe stato bello,
bensì lei non fosse Raffaello
e che non sarebbe stato male affatto,
se avesse cominciato con un autoritratto.

Così sulla lavagna nera,
pian piano apparì una figura intera.
Aveva ali becco e coda
e un ciuffetto sulla testa assai alla moda.

Paolo Tacconi

Lino Panto?KRYOGA

IL PESCATORE…

Sul molo di un piccolo villaggio messicano, un turista americano 
si ferma e si avvicina ad una piccola imbarcazione di un pescatore del posto.
Si complimenta con il pescatore per la qualità del pesce e gli chiede
quanto tempo avesse impiegato per pescarlo. 
Il pescatore risponde: “Non ho impiegato molto tempo” e il turista:
“Ma allora, perchè non è stato di più, per pescarne di più?”
Il messicano gli spiega che quella esigua quantità era esattamente
ciò di cui aveva bisogno per soddisfare le esigenze della sua famiglia. 
Il turista chiese: “Ma come impiega il resto del suo tempo?” E il pescatore:
“Dormo fino a tardi, pesco un po’, gioco con i miei bimbi e faccio la siesta
con mia moglie. La sera vado al villaggio, ritrovo gli amici,
beviamo insieme qualcosa, suono la chitarra, canto qualche canzone,
e via così, trascorro appieno la vita.”
Allorchè il turista fece: “La interrompo subito, sa sono laureato ad Harvard,
e posso darle utili suggerimenti su come migliorare. 
Prima di tutto dovrebbe pescare più a lungo, ogni giorno di più.
Così logicamente pescherebbe di più. Il pesce in più lo potrebbe vendere
e comprarsi una barca più grossa. Barca più grossa significa più pesce,
più pesce significa più soldi, più soldi più barche… Potrà permettersi 
un’intera flotta! Quindi invece di vendere il pesce all’uomo medio,
potrà negoziare direttamente con le industrie della lavorazione del pesce,
potrà a suo tempo aprirsene una sua. 
In seguito potrà lasciare il villaggio e trasferirsi a Mexico City 
o a Los Angeles o magari addirittura a New York! Da lì potrà dirigere un’enorme impresa!”
Il pescatore lo interruppe: “Ma per raggiungere questi obiettivi quanto tempo mi ci vorrebbe?”
E il turista: “20, 25 anni forse” quindi il pescatore chiese: “…e dopo?”
Turista: “Ah dopo, e qui viene il bello, quando il suoi affari avranno raggiunto
volumi grandiosi, potrà vendere le azioni e guadagnare miliardi!”
E il pescatore: “miliardi? e poi?”
Turista: “E poi finalmente potrà ritirarsi dagli affari e andare in un piccolo
villaggio vicino alla costa, dormire fino a tardi, giocare con i suoi bimbi,
pescare un po’ di pesce, fare la siesta, passare le serate con gli amici bevendo 
qualcosa, suonando la chitarra e trascorrere appieno la vita.”…

Il Maestro del Cuore
L’umanità si divide in tre parti. 
Una, la maggioranza, in pratica il novantasei per cento del genere umano,
non si interessa mai della verità. Costoro rimangono immemori, sono
completamente addormentati; non indagano, vivono come sonnambuli. 
L’interrogativo: “Cos’è la verità” non sorge mai in loro. Per la maggior
parte dell’umanità è così. Costoro vivono nell’ignoranza, sono completamente
inconsapevoli di essere ignoranti, e non soltanto sono inconsapevoli di essere
ignoranti, possono addirittura pensare e sognare di sapere. 
Fa parte del loro sonno: pensano di sapere, quindi che bisogno hanno di imparare?
Così il problema di apprendere non esiste e quella gente non sente alcun bisogno
di diventare un discepolo: è soddisfatta nella sua tomba. Sono persone già morte! 
La seconda parte dell’umanità indaga ma non è pronta, perciò continua a girovagare
fra teorie, ipotesi, proiezioni, filosofie e trappole metafisiche. 
Queste persone continuano a cambiare diventando dei girovaghi, saltando come
canguri da una credenza all’altra. Costoro ricercano, ma non comprendono che
questa ricerca necessita di una trasformazione interiore. In questa dimensione
l’apprendimento non è come in altri casi – è possibile imparare la chimica, 
la fisica, la matematica senza alcun cambiamento nella propria consapevolezza;
non hai alcun bisogno di cambiare la tua consapevolezza, così come sei tu
puoi imparare. Viceversa, nella dimensione spirituale, è un apprendimento 
nel quale il requisito base è questo: prima di tutto cambia la tua consapevolezza.
Prima ancora che l’apprendimento inizi, devi essere pronto per questo mutamento:
è necessaria una lunga preparazione, senza la quale non puoi iniziare alcun apprendimento. 
Questa seconda parte dell’umanità diventa una massa vagabonda di indagatori che non 
guadagnano mai molto. Niente le soddisfa, ma non sono consapevoli che il loro 
problema non è il Maestro: non sono pronti ad essere dei discepoli, e se non 
sei pronto ad essere un discepolo, come puoi trovare il Maestro? La tradizione è questa:
quando il discepolo è pronto, il Maestro appare. 
Non devi neppure cercarlo, il Maestro arriva a te. 
Poi viene una terza parte costituita da esseri umani molto rari, da eccezioni.
Questa terza parte comprende coloro che cercano, che indagano,
ma la loro indagine non è intellettuale, è totale. La loro indagine 
non assomiglia allo studio di qualsiasi altra materia: indagano in modo 
così totale da esser pronti a morire per la loro ricerca. Sono pronti a 
cambiare tutto il loro essere, sono pronti a soddisfare qualsiasi condizione: 
anche se morte fosse una condizione inderogabile, sono pronti a morire.
Vogliono conoscere cos’è la verità ad ogni costo, vogliono essere nel
mondo della verità e non vogliono vivere nel mondo delle 
menzogne e delle illusioni, dei sogni e delle proiezioni. 
Chi appartiene a questo terzo tipo può diventare un discepolo.
E soltanto chi appartiene a questo terzo tipo, quando si sarà realizzato, 
potrà diventare un Maestro. 
Ecco perché dico che la verità non può essere insegnata, ma può essere appresa:
tutto dipende da te. Un Maestro esiste. In sua presenza si deve
essere completamente svuotati da se stessi: questo è il significato della morte.
Un discepolo arriva e muore davanti al Maestro: ecco cosa significa arrendersi.
Egli arriva e lascia se stesso fuori dalla porta: dove lascia le proprie scarpe,
lascia anche se stesso. Arriva dal Maestro completamente vuoto. 
Proprio in questo vuoto, la verità è possibile. Proprio in questo vuoto
il Maestro comincia a fluire: diventa come una possente cascata d’acqua 
che precipita nella valle del discepolo. Dalle vette del proprio essere, 
il Maestro raggiunge le abissali profondità dell’essere del discepolo; 
e ricorda: il Maestro non fa niente. Accade semplicemente. Quando la valle è pronta,
la cascata d’acqua precipita spontaneamente: l’essere del Maestro inizia 
a fluire nell’essere del discepolo. 
Ecco perché continuo a ripetere che l’arte di essere un discepolo 
è l’arte di essere una consapevolezza femminile ricettiva, accogliente, 
che non crea barriere, che non chiude le porte, 
che non cerca di mettersi in salvo e di essere al sicuro.

Osho


Oltre i Confini del Tempo – La Filosofia Perenne
No. La vita non mi ha disilluso! Di anno in anno la trovo invece più vera, più desiderabile e più misteriosa – da quel giorno in cui venne a me il grande liberatore, quel pensiero cioè che la vita potrebbe essere un esperimento di chi è volto alla conoscenza – e non un dovere, non una fatalità, non una frode! E la conoscenza stessa: può anche essere per altri qualcosa di diverso, per esempio un giaciglio di riposo o il percorso verso un giaciglio di riposo, oppure uno svago o un oziare; ma per me essa è un universo di pericoli e di vittorie, in cui anche i sentimenti eroici hanno la loro arena.

Friedrich Nietzsche


Frate Indovino
L’ASINO NEL POZZO

Un giorno l’asino di un contadino cadde in un pozzo. Non si era fatto male, ma non poteva più uscirne. L’asino ragliò per ore, mentre il proprietario pensava al da farsi. Finalmente, il contadino prese una decisione crudele: l’asino era ormai molto vecchio e non serviva più a nulla, il pozzo era ormai secco e in qualche modo bisognava chiuderlo. Non valeva la pena sforzarsi per tirare fuori l’animale dal pozzo.
Al contrario, chiamò i suoi vicini, perché lo aiutassero a seppellire vivo l’asino. Ognuno di loro prese un badile e cominciò a buttare palate di terra dentro il pozzo.
L’asino non tardò a rendersi conto di quello che stavano facendo con lui e pianse disperatamente. Poi, con gran sorpresa di tutti, dopo un certo numero di palate di terra, l’asino rimase quieto. Il contadino guardò verso il fondo del pozzo e rimase sorpreso da quello che vide. Ad ogni palata di terra che gli cadeva addosso, l’asino se ne liberava, scrollandosela dalla groppa, facendola cadere e salendoci sopra. In questo modo, in poco tempo, tutti videro come l’asino riuscì ad arrivare fino all’imboccatura del pozzo, oltrepassare il bordo e uscire trottando.
Nella vita ti sarà buttata addosso molta terra, ogni tipo di terra. Principalmente se sarai dentro un pozzo. Il segreto per uscire dal pozzo consiste semplicemente nello scuoterti di dosso la terra che avrai ricevuto e nel salirci sopra.